Nelle fratture di quel progresso
che ha rinunciato alla riflessione
sul bene della persona,
si scorgono ancora promesse da approfondire
La persona può tornare al centro
Nelle fratture di quel progresso
che ha rinunciato alla riflessione
sul bene della persona,
si scorgono ancora promesse da approfondire
La persona può tornare al centro
QUALCHE PREMESSA: LE CRISI E LA STANCHEZZA DELL’OCCIDENTE
Ci sono eventi che definiscono la contemporaneità e fanno emergere le contraddizioni dell'Occidente: la crisi dei mutui subprime (2008), quella dei debiti sovrani (2012), la pandemia (2020), la guerra in Ucraina del (2022) e il riaccendersi di quella in Medio Oriente (2023).
Sullo sfondo, la crisi climatica e infine l'Intelligenza artificiale, motore di una nuova onda tecnologica che - nonostante gli innegabili benefici - spazzerà via intere categorie lavorative. Ma, cosa più temibile, può riprogettare le tradizionali catene del potere e la concezione delle relazioni tra esseri umani.
Movimenti della storia che si innestano su un esile traliccio. Su un contesto geo-politico, cioè, che dai primi anni 2000 subisce, mal governa o determina i fenomeni che hanno caratterizzano i decenni successivi: la globalizzazione, il terrorismo, l'emersione di nuovi nazionalismi (e sovranismi), la competizione con nuove superpotenze (super in termini di Pil, non di democrazia). E ancora, infine, la gestione dei rapporti con aziende che fatturano tanto quanto o più del Pil di intere Nazioni. Anzitutto, le sette sorelle Bigh Tech, appunto.
Rispetto a ognuna di queste sfide, i sistemi politico-istituzionali hanno progressivamente rivelato enormi debolezze rispetto alle architetture ideali che li avevano generati.
Intanto, redditi, patrimoni e potere d'acquisto di buona parte del ceto medio si sono erosi. Chi già era povero è stato spinto in una condizione di ulteriore marginalità, specie in Italia. Insomma, è a rischio il benessere acquisito e quello delle generazioni future.
UN MONDO NUOVO GOVERNATO DA VECCHIE DOTTRINE
Il sistema classico, che identifica nello sviluppo economico ad ogni costo la soluzione a tutti i mali (compresi quelli che aveva creato, come la crisi climatica), appare ormai inadeguato.
Tuttavia, in questi anni, il dibattito si è arenato tra due sistemi prevalenti e tra le loro sfumature utilitaristiche: da un lato, dottrine centrate sull'efficienza e il mero profitto, impermeabili alla giustizia sociale, allo sviluppo umano integrale e all’ambiente; dall’altro, orientamenti più o meno assistenzialisti, ispirati a visioni elitarie e utopistiche, ma in fondo subordinati alla soddisfazione di logiche clientelari. Insomma, in estrema sintesi (molto estrema), la tradizionale contrapposizione tra positivismo comptiano e spenceriano, e positivismo marxista.
Entrambi i sistemi condividono l'esclusione della dimensione umana e metafisica dal proprio orizzonte. E, in nome di un “sano” pragmatismo, si è cristallizzata la convinzione che liberare la tecnica dal fardello del filosofare sarebbe stato sufficiente a generare soluzioni concrete a ogni problema dell’uomo. Siamo nel pieno della civiltà della tecnoscienza.
Tuttavia, le attuali democrazie, ancorché imperfette, nascono sulla base di valori che avevano per fondamento la centralità della persona. E si perfezionano nell'elaborazione critica e sistematica di questi valori. Si pensi all'idea del prevalere delle persona sulla società e del prevalere della società sullo Stato. O alla dialettica tra Cristianità, Umanesimo e Illuminismo, all'origine, per esempio, della Dichiarazione universale dei diritti umani
Questo perché ogni azione è mossa da uno scopo. Il nostro agire ha sempre una ragione ideale, più o meno consapevole. I sistemi economici e politici non fanno eccezione. (Del resto, l’errore è stato originato da un paradosso: affermare la supremazia della tecnica sul pensiero, e che la tecnica possa fare a meno dell’attività teoretica, è esso stesso un assioma di natura teoretica). Rinunciare, in nome dell’efficienza, a indagare gli ideali che innescano le azioni, ha prodotto azioni inefficaci.
Abbandonare l’esplorazione dei fini ultimi, ha fatto sì che prassi desuete e inadeguate alla contemporaneità si sedimentassero in nuovi dogmi (es. si pensi al pareggio di bilancio ad ogni costo).
UNA PROPOSTA: TORNARE A INDAGARE ALCUNE PROMESSE INCOMPIUTE
Non tutto ciò che, negli ultimi decenni, ha visto la luce nell’ambito della riflessione economica e politica, è stravolto dalla questa folle corsa. Nelle fratture di quel progresso che ha rinunciato alla riflessione sul bene della persona, nella miriade di specialità in cui si è riversata la sostanza del pensiero economico, sono nate discipline promettenti e sono scaturite collaborazioni in cui scorre la linfa delle contaminazioni fertili.
Su tutto ciò e su molto altro ancora è necessario tornare a indagare. A partire dall’Economia Sociale di Mercato di Wilhelm Röpke, dalla sostanza del pensiero occidentale, e dal dibattito sulla sostenibilità che, a partire dall’Agenda 2030, sta giungendo a maturazione; e da tutte quelle realtà (come tante imprese o realtà non profit) che, a dispetto di condizioni e previsioni avverse, non solo sono sopravvissute, ma sono cresciute, generando del bene per tutta la comunità.